Pittore italiano. Si formò all'Accademia di Belle Arti di Napoli, come
allievo di Angelini e Guerra e poi fu a sua volta docente. Molto interessato al
realismo napoletano secentesco e alla lezione contemporanea di esso, lo "studio
del vero" dell'amico Filippo Palizzi, portò la rivolta antiaccademica
all'interno della stessa Accademia, contrastandone il purismo della tradizione
greco-romana e del disegno rigoroso, a favore di un colorismo più libero
e giocato sui chiaroscuri. Tuttavia, almeno per quel che riguarda la scelta dei
soggetti, a differenza dei fratelli Palizzi,
M. non vinse in sé la
tendenza a privilegiare temi (storici, mitologici, religiosi) dotati di una
riconosciuta e convenzionale dignità extra-pittorica. Le sue opere, dal
tono velatamente romantico, mostrano al di là della matrice verista
l'interesse psicologico e letterario per il soggetto e la ricerca di effetti
drammatici. Il viaggio compiuto nel 1855 in Germania, Belgio, Inghilterra e
Francia lo condusse ad un'ulteriore evoluzione in senso coloristico,
avvicinandolo alle esperienze dei macchiaioli, per cui rinunciò alla resa
tradizionale della forma per diluirla in pennellate fluenti, in una sorta di
sfaldamento superficiale. Ricordiamo fra gli altri:
Gli iconoclasti
(1855),
Conte Lara (1861), le due versioni di
Tasso ed Eleonora
d'Este (1863 e 1865),
L'Assunzione (1869),
Le tentazioni di
Sant'Antonio (1878). Il meglio della sua produzione è però
indicato dai più nei ritratti e nei paesaggi ad olio e acquarello
più liberi e meno oppressi dal virtuosismo:
Ritratto di Virginia
Villari (1881) (Napoli 1826-1901).